HIFI UNA NUOVA STRADA

HIFI UNA NUOVA STRADA

CHI LASCIA

LA STRADA VECCHIA PER LA NUOVA ….

FA BENE!!!

 

Decidere di acquistare un impianto HIFI, per un profano, mette da subito di fronte al dubbio:

MA COME FARO’ A SCEGLIERE QUELLO CHE FA PER ME?
HIFI UNA NUOVA STRADA

A questo quesito non tutti reagiscono allo stesso modo: c’è chi inizia a crearsi una biblioteca di riviste del settore cercando di farsi un cultura sufficiente a poter scegliere consapevolmente da solo ciò che è meglio e chi invece decide di rivolgersi al negoziante esperto, che lo guiderà nella scelta evitandogli gli ostacoli e chiarendogli ogni dubbio e perplessità.

Lasciando per un momento da parte la prima strada (soluzione auspicabile, a patto di avere tanto tempo a disposizione e una buona predisposizione all’apprendimento), concentriamo l’attenzione sulla seconda, di gran lungo la più frequente e meno impegnativa:

LA FAMOSA STRADA VECCHIA

Innegabilmente per la diffusione dell’HIFI, molto si deve a negozianti appassionati, personaggi che negli anni hanno dispensato le proprie conoscenze e la loro esperienza, cercando di indirizzare al meglio i propri clienti nell’intricato “dedalo” di proposte possibili.

Purtroppo però logiche commerciali, margini sempre più sottili, crisi del mercato, hanno spinto sempre più i nostri negozianti a legarsi a “pacchetti” di prodotti, spesso distribuiti da un unico soggetto, in modo da massimizzare il proprio potere contrattuale, beneficiando quindi di migliori condizioni economiche (scontistica, dilazione dei pagamenti, benefit vari ecc.).

Questo ben inteso non rappresenta in se necessariamente una negatività, ma senza dubbio riduce un po’ l’indipendenza della scelta: si fornirà una soluzione tra quelle disponibili.

Il percorso che si stabilisce parte dall’essere negoziante e arriva alla consulenza, passando (non solo metaforicamente) per il magazzino.

venditore-magazzino

Quello che ARCHHIFI vuole proporre è un cambio radicale del processo: partiamo dalla consulenza per arrivare a individuare e fornire la soluzione più adeguata possibile, senza magazzino e quindi, sostanzialmente, senza legami e/o obblighi commerciali, se non quello del risultato finale.

mondo_carrello

In nostro obiettivo, una volta stabilita la “meta” da raggiungere e i “mezzi” a disposizione, è quello di individuare e proporre gli strumenti più adatti allo scopo, pescando indifferentemente tra quello che offre il mercato, senza obblighi commerciali e senza preferenze pregiudizievoli. Questo non vuol dire che non avremo la tendenza a utilizzare alcuni marchi preferibilmente rispetto ad altri, ma solo se li riteniamo veramente adatti allo scopo prefisso e soprattutto sulla base di esperienze dirette che ci assicurino la bontà del risultato finale, in buona sostanza:

NON VENDIAMO PRODOTTI, MA SOLUZIONI

solution

Spesso la strada abituale è comunque piena di sorprese e a volte di delusioni, mentre chi ha il coraggio di intraprendere una strada nuova ha la fortuna di scoprire nuovi paesaggi e di giungere a destinazione comodamente e pienamente soddisfatto: NON RESTA CHE PROVARE!

 

SCOPRI LA NUOVA STRADA

 

ASCOLTO MUSICA LIQUIDA

MUSICA LIQUIDA: DI COSA SI PARLA?

(Parte 2)

 COME RIPRODURRE LA MUSICA LIQUIDA

  ascolto musica liquida

 

Prima di passare all’esame delle diverse metodologie, è opportuna una precisazione, figlia di quanto descritto nella Parte 1, a proposito dei files da utilizzare: per avere la garanzia che, alla fine del processo, il risultato sia di qualità, è assolutamente necessario che i files siano stati registrati nel formato che intendiamo utilizzare e non il risultato di una conversione tramite software (upsampling), che ne elevi artificialmente la qualità, con risultati tutti da verificare.

Seppure abbiamo visto che i due formati di riferimento sono il WAV (PCM non compresso) e il FLAC (compresso senza perdita – lossless), si possono incontrare altri formati lossless come l’Aiff, l’APE, l’ALAC di Apple, l’MLP di Meridian, il Real Audio e altri di applicazione ancora più rara, essenzialmente da considerarsi “proprietari” di qualche marchio e/o distributore e per questo meno interessanti per la nostra trattazione.

Quindi, quando finalmente siamo riusciti a costruire la nostra “libreria musicale”, dobbiamo decidere cosa utilizzare per riprodurre tutti questi FLAC o WAV in maniera qualitativamente HIFI.

Bisogna subito dire che non esiste una soluzione univoca e/o migliore, ma piuttosto diverse metodologie che consentono di raggiungere risultati equiparabili, anche partendo da sistemi completamente diversi tra loro: per la stessa natura del nuovo supporto/non-supporto rappresentato dalla musica liquida, è inevitabile che andrà a coinvolgere sia il mondo dell’informatica che dell’HIFI tradizionale, favorendo la nascita di una nuova generazione di prodotti in continua evoluzione.

COSTRUIAMO LA CATENA

 Come sempre, per costruire la nostra catena di riproduzione, dovremo tenere conto delle nostre esigenze e budget, oltre al personale livello di conoscenza tecnica che, anche se non necessariamente a livello approfondito, aiuta nella ricerca dei migliori prodotti e/o loro combinazioni.

Premettiamo che per ottenere i nostri files (in qualità CD o superiore) abbiamo sostanzialmente due opzioni: il download (HdmusicStore, HdTraks ecc.) o l’acquisto di dischi HD (tipo gli HRX di Reference Recordings, DVD-dati leggibili da PC o da particolari meccaniche di lettura hi-fi oriented tipo MSB Technology, PS Audio, ecc.) o da player multiformato tipo l’Oppo che, insieme a tutti i brani che già abbiamo (in CD o LP), andranno rippati e memorizzati su hard disk, NAS e simili, per poi riprodurli.

In pratica, una volta ottenuti i files, quello che dovremo ridefinire è la sorgente del nostro impianto HIFI: la gestione di una “libreria” di files è sicuramente meno intuitiva dell’uso di un comune CD player e, se per quanto riguarda amplificazione e sistema di diffusori nulla cambia, la sorgente sarà composta da un insieme di funzioni, più o meno corrispondenti a apparecchi separati o integranti alcune delle funzioni.

Quindi in linea di massima avremo un sistema configurato come da immagine seguente:

catena_musica-liquida

 

Appare evidente che saremo in presenza di una “rete” più o meno articolata di hardware e software, a cui affidare la gestione dei files fino alla parte “analogica” (ampli + diffusori) del nostro impianto.

Questa “rete” è sommariamente composta da:

                                                                                                                           Storage: prodotto che ospita i files audio, la memoria della nostra musica a tutti gli effetti;

                                                                                                                           Player e controller: i componenti che elaborano ed effettuano il “play” dei files;

                                                                                                                           DAC: componente che converte i file audio dalla loro naturale forma digitale a quella analogica.

Come già accade nei tradizionale impianti HIFI, i suddetti componenti possono essere più o meno integrati e/o separati, a seconda che si voglia privilegiare la semplicità e la semplificazione, o che si voglia esaltare e ottimizzare operatività e caratteristiche tecniche di ogni singolo componente (e quindi funzione).

Mi rendo conto che il discorso può sembrare abbastanza complesso da scoraggiare molti a intraprendere la strada della musica liquida abbandonando i propri amati supporti fisici, ma proviamo a fare un esempio facile facile (i più tecnici mi perdoneranno le inevitabili semplificazioni), che spero renda più chiaro il tutto.

Partiamo dal sistema più semplice possibile, costituito da un PC (possibilmente non troppo vecchio e con buone prestazioni), un DAC (convertitore digitale/analogico) e un software di gestione: tutto qui e siamo in grado di iniziare la nostra avventura con la musica liquida.

impianto-semplice

In un sistema così costruito, avremo che l’Hard Disk del PC costituirà il nostro Media Storage da cui, attraverso un software (anche free come Foobar per Windows o Audirvana per MacOS-X), preleveremo i nostri files e, attraverso un’uscita digitale (anche una USB), li invieremo al DAC che li convertirà in segnale analogico da indirizzare a un ingresso AUX del nostro amplificatore.

Un accorgimento interessante sarebbe di interporre tra l’uscita USB o ottica del PC e il DAC, un adattatore USB-S/PDIF (per esempio l’hiFace di M2Tech e similari) che ha il pregio di minimizzare il jitter (fidatevi senza indagare, se vi interessa sapere di che bestia si tratti, guardate qui) oltre che per bypassare la scheda audio integrata nel nostro computer spesso di bassa qualità.

Volendo espandere senza troppe complicazioni il sistema, possiamo aggiungere un Hard Disk esterno per lo storage dei nostri files e quindi lasciare al PC e al software già precedentemente installato i soli compiti di media player e controller.

In alternativa oggi si sta affermando un’ulteriore possibilità di storage costituita dal “cloud storage”: si tratta semplicemente di un server che ci permette di immagazzinare i nostri contenuti in internet, rendendoli quindi disponibile da qualsiasi dispositivo connesso, anche se non residenti fisicamente in casa.

In pratica il concetto è sempre lo stesso, che però possiamo declinare in diverse soluzioni: esistono oggi decine di apparecchi, di ogni ordine di costo, che combinano sommando o separando le funzioni di base.

Il mercato ci offre prodotti che integrano in unico telaio le funzioni di storage, media player e DAC (anche abbastanza sofisticati e ahimè costosi) o componenti che per ogni singola funzione prevedono anche più telai (spesso uno stadio di alimentazione separato): come sempre l’importante è avere le idee chiare fin dal principio sul risultato finale che si vuole ottenere, definire un budget disponibile e quindi di conseguenza “progettare” la nostra catena.

Un ultimo consiglio: tenete presente che lo scambio di informazioni tra i componenti della catena dovrà avvenire con un “linguaggio” comune, pena il blocco del sistema. Per questo controllate sempre che i vari apparecchi dichiarino almeno la compatibilità al protocollo DLNA quando si utilizzano diverse tecnologie e formati (all’interno del mondo “chiuso” Apple tutto funziona più semplicemente grazie a iTunes e AirPlay).

PARTE 1ª: LA TEORIA

MUSICA LIQUIDA

MUSICA LIQUIDA: DI COSA SI PARLA?

(Parte 1)

TEORIA DELL’EVOLUZIONE

musica liquida

Ripercorrere tutta la storia evolutiva dei supporti che negli anni sono stati utilizzati per immagazzinare musica, per permetterci poi di poterla riprodurre e quindi goderne ogni volta che lo desideriamo, sarebbe il classico incipit  “sarò breve” (mentre, accingendosi a cominciare un discorso, srotola distrattamente una pergamena di oltre 20 metri).

Mi limiterò quindi a ricordare che la grande diffusione della musica riprodotta si deve al caro vecchio disco in vinile che, alla fine degli anni ’40, sostituì il 78 giri in ceralacca, entrando di prepotenza nelle case di milioni di appassionati; ma in breve, la portabilità, unitamente alla possibilità di creare delle “compilations” personalizzate, fecero la fortuna della musicassetta, o semplicemente cassetta, che da metà degli anni ’60, affiancò il disco nell’opera di diffusione della musica (il che tra l’altro favorì anche la nascita dell’HIFI car).

Questi due nostri “eroi” dovettero convivere dagli inizi degli anni ’80 con l’argenteo CD, che nel giro di circa 15 anni, decretò l’obsolescenza e quindi praticamente la scomparsa (commerciale) dei suoi predecessori: possiamo dire che, a partire dall’inizio del nuovo secolo, a parte un relativo sparuto gruppo di nostalgici appassionati, il CD è stato l’unico vero supporto musicale, ancora più diffuso con l’avanzata dei PC che lo ha reso un mezzo praticamente universale (dati, musica, compilation, in casa, in auto, a spasso).

Ma da dietro l’angolo (seppure altri avevano già intrapreso questa soluzione) il geniaccio della Apple Steve Jobs, nell’estate del 2001, ti tira fuori il primo iPod, strumento “infernale” che in pochissimo spazio permetteva di immagazzinare e riprodurre una grande quantità di brani musicali, anche grazie al formato mp3 e simili: come per i “lettori”, anche questo formato audio era nato anni prima, ma possiamo dire che la consacrazione la dobbiamo probabilmente al prodotto Apple (un po’ come successo poi per gli smartphone)

evoluzione_supporto

LA MUSICA LIQUIDA

Quindi oggi ci troviamo a gestire un gran numero di diversi formati informatici (perdonate la cacofonia), che rappresentano il nuovo “supporto” musicale: anzi, in realtà possiamo dire che proprio l’assenza di un supporto fisico ha ispirato la definizione di “musica liquida” (per la prima volta utilizzato sulla famosa rivista AudioReview, nell’editoriale del n°272 dell’ormai lontano 2006).

Senza dubbio il più diffuso è l’mp3, che deve la sua fortuna all’esiguo spazio/brano occupato, grazie alla compressione del messaggio musicale: questo però costituisce anche il suo limite ai fini di un ascolto HIFI (anche se molti sostengono l’indistinguibilità rispetto al wav – qualità CD – vi assicuro che le differenze vi sono e sono riscontrabili, se analizzate con un buon impianto). Vi è da dire che gli mp3 esistono in diversi livelli qualitativi (al diminuire della compressione) che vanno da 128 kbit/s (minor qualità) a 384 kbit/s (massima qualità), anche se questi ultimi occuperanno quasi il medesimo spazio di altri formati (FLAC per esempio), non assicurando comunque la stessa qualità.

Quindi, lasciando gli mp3 ad altri campi di applicazione in cui la qualità non sia un requisito primario, possiamo dire che il riferimento di partenza sia quello adottato per i CD, ovvero files con 16bit/44.1kHz (in cui il primo numero indica il formato del campionamento e il secondo la frequenza di campionamento).

In breve tempo però ci si è resi conto che si poteva avere di più, semplicemente perché ormai molte case discografiche registrano almeno in formato 24bit/96kHz: si possono trovare comunque files con campionamenti diversi, fino ai 32bit/384kHz, massima qualità teoricamente oggi raggiungibile.

Tra i due estremi esistono diversi formati intermedi che derivano dai due formati originari:

                                                                                                                                                                               CD (44,1 kHz, ed i suoi multipli 88,2 kHz, 176,4 kHz, 352,8 kHz)

                                                                                                                                                                               DVD (48 kHz, e i suoi multipli 96 kHz, 192 kHz e 384kHz)

Entrambi i casi possono prevedere come numero di bit, oltre i classici 16, anche i 24 e 32.

Tali files vengono definiti lossless, ovvero senza perdite di informazione e i più utilizzati sono i FLAC (Free Lossless Audio Codec) e il WAV (WAVEform audio file format): entrambi sono formati qualitativamente ottimi e si distinguono solo perché il primo adotta un particolare procedimento di compressione che ne riduce di circa il 50% il “peso in Mbyte”, pur come detto senza perdita di informazioni, il che lo rende molto appetibile nei casi in cui si abbiano problemi di spazio di memorizzazione.

In conclusione di questa breve trattazione, mi sembra interessante riportare una considerazione (da me pienamente condivisa) di Fabrizio Montanucci, celebre e apprezzato Giornalista di AudioReview da assumere anche come consiglio: …. ascoltare suoni che provengono da file con campionamenti a 192 ed anche più kHz potrebbe apparire “seducente”, perché è del tutto ovvio che il limite ideale è il suono privo di discontinuità e questo può essere approssimato solo portando all’infinito sia la frequenza di campionamento che la parola di quantizzazione, ma probabilmente è inutile. A prescindere da qualsiasi considerazione relativa alla percepibilità anche remotamente indiretta degli ultrasuoni “lontani”, sono pochi i microfoni da studio di registrazione in grado di arrivare adeguatamente sopra i 50 kHz, e soprattutto sono pochissimi i tweeter, anche tra i cosiddetti “supertweeter”, in grado di salire sopra tale limite. Secondo noi con il formato PCM lineare a 96 kHz e 24 bit è possibile raggiungere la migliore qualità del suono oggi possibile, e non riteniamo fruttifero salire al di sopra ….

PARTE 2ª: LA PRATICA

HIFI DA SCRIVANIA

HIFI DA SCRIVANIA

UN PC + 350,00 €: E’ VERA HIFI?

Da tempo si sente parlare di “HIFI da scrivania” e autorevoli riviste del settore hanno iniziato a testare prodotti dedicati a questa nuova modalità di ascolto di qualità della musica.

Ignorando gli sberleffi dei soliti “sacerdoti dell’HIFI puro e incontaminato”, per i quali l’unico ascolto accettabile è quello condotto sotto l’influsso di regole immutabili (spesso meri pregiudizi, non supportati da alcuna giustificazione tecnica) e/o pratiche esoteriche, la domanda che viene spontanea ai più è:

è possibile ascoltare musica con qualità veramente HIFI con un sistema da scrivania?

Voglio rispondere senza mezzi termini: SI con semplici ed economici accorgimenti e vediamo come.

Premesso che ormai chiunque (almeno quelli che sono interessati a questo argomento) dovrebbe avere in casa un PC, voglio consigliarvi una soluzione (questa almeno è quella che mi sento di proporre, perché direttamente sperimentata, ma ne esistono tante altre con componenti simili) che, con una spesa di circa 350,00 € vi donerà tante soddisfazioni, zero complicazioni e con un’estetica gradevole (che non guasta, no?)

Allora, di cosa avremo bisogno?

  • Un PC sufficientemente aggiornato e prestazionale (che sia un notebook o un desktop poco importa, basta che non sia antidiluviano). A titolo di puro esempio, dovrebbe bastare una configurazione con CPU Celeron Dual Core 2,7 GHz, 2 o 4 Gb di RAM DDR3, Hard Disk da almeno 500 Gb Sata 3, non un mostro quindi, ormai quasi qualsiasi computer ha una dotazione superiore.
  • Un Audioquest DragonFly USB DAC v1.2: è un DAC ultra portatile, grande quanto una chiavetta USB, con interfaccia USB asincrona, due clock distinti e convertitore D/A in grado di riprodurre i files audio fino a 96KHz (così da conservare la compatibilità con le USB 1.1 senza drivers di installazione).

dragonfly

Il prezzo di listino è di 149 Euro, ma su Internet è possibile trovarlo anche a meno. Ha una veste curata, con corpo di alluminio nero serigrafato. Le connessioni, dato lo spazio a disposizione, sono limitate al connettore USB da una parte e al mini jack 3,5 per l’uscita linea/cuffia dall’altra. Molto utile, oltre che esteticamente apprezzabile, il disegno stilizzato di una libellula (dragonfly) che si illumina di colori diversi in base alla frequenza di campionamento riprodotta (44,1/48/88,2/96); nella confezione sono compresi il tappo a protezione del connettore USB e una custodia in similpelle. Consiglio di acquistare una prolunga USB, per evitare danni del DAC o della porta del computer, dato che convertitore e cavetto audio hanno un ingombro esterno che grava tutto sulla porta USB del PC.

  • Una coppia di EDIFIER Luna Eclipse, altoparlanti dal forte contenuto tecnologico: trasmissione Wireless Bluetooth, ingresso analogico, due amplificatori digitali dedicati per diffusore con 15W per il tweeter da 19mm e ben 22W per il Woofer da 82mm. Due woofer passivi aumentano l’estensione sulle basse frequenze fino a 50Hz (-6Db). E’ incluso anche un telecomando semplice ma ergonomico. Sul corpo dei diffusori, comodi tasti a sfioramento ne permettono l’accensione, lo spegnimento, la regolazione del volume ed impostazioni varie di riproduzione, pausa e avanzamento di brano.

luna_eclipse

Nonostante le piccole dimensioni (122 x 212 x 222mm), EDIFIER è riuscita a creare un prodotto davvero performante in termini assoluti e non relativi. Luna Eclipse si presenta come un sistema di diffusori dal design curato, al confine fra sistema audio PC di livello e compatto sistema da salotto.

Il suo prezzo di listino è di 199 € e può essere scelto in una ampia gamma di colori (così da riuscire ad accoppiarlo facilmente in qualsiasi ambiente e configurazione).

Quindi, in conclusione possiamo affermare: missione compiuta!

Abbiamo il nostro impianto per ascoltare musica dal PC con una qualità HIFI (credetemi, è sorprendente il rapporto qualità/prezzo), senza ingombri eccessivi, esteticamente gradevole e soprattutto spendendo solo:

DAC 149,00 €. + DIFFUSORI 199,00 €. = 348,00 €.

luna-pc