MUSICA LIQUIDA: DI COSA SI PARLA?
(Parte 2)
COME RIPRODURRE LA MUSICA LIQUIDA
Prima di passare all’esame delle diverse metodologie, è opportuna una precisazione, figlia di quanto descritto nella Parte 1, a proposito dei files da utilizzare: per avere la garanzia che, alla fine del processo, il risultato sia di qualità, è assolutamente necessario che i files siano stati registrati nel formato che intendiamo utilizzare e non il risultato di una conversione tramite software (upsampling), che ne elevi artificialmente la qualità, con risultati tutti da verificare.
Seppure abbiamo visto che i due formati di riferimento sono il WAV (PCM non compresso) e il FLAC (compresso senza perdita – lossless), si possono incontrare altri formati lossless come l’Aiff, l’APE, l’ALAC di Apple, l’MLP di Meridian, il Real Audio e altri di applicazione ancora più rara, essenzialmente da considerarsi “proprietari” di qualche marchio e/o distributore e per questo meno interessanti per la nostra trattazione.
Quindi, quando finalmente siamo riusciti a costruire la nostra “libreria musicale”, dobbiamo decidere cosa utilizzare per riprodurre tutti questi FLAC o WAV in maniera qualitativamente HIFI.
Bisogna subito dire che non esiste una soluzione univoca e/o migliore, ma piuttosto diverse metodologie che consentono di raggiungere risultati equiparabili, anche partendo da sistemi completamente diversi tra loro: per la stessa natura del nuovo supporto/non-supporto rappresentato dalla musica liquida, è inevitabile che andrà a coinvolgere sia il mondo dell’informatica che dell’HIFI tradizionale, favorendo la nascita di una nuova generazione di prodotti in continua evoluzione.
COSTRUIAMO LA CATENA
Come sempre, per costruire la nostra catena di riproduzione, dovremo tenere conto delle nostre esigenze e budget, oltre al personale livello di conoscenza tecnica che, anche se non necessariamente a livello approfondito, aiuta nella ricerca dei migliori prodotti e/o loro combinazioni.
Premettiamo che per ottenere i nostri files (in qualità CD o superiore) abbiamo sostanzialmente due opzioni: il download (HdmusicStore, HdTraks ecc.) o l’acquisto di dischi HD (tipo gli HRX di Reference Recordings, DVD-dati leggibili da PC o da particolari meccaniche di lettura hi-fi oriented tipo MSB Technology, PS Audio, ecc.) o da player multiformato tipo l’Oppo che, insieme a tutti i brani che già abbiamo (in CD o LP), andranno rippati e memorizzati su hard disk, NAS e simili, per poi riprodurli.
In pratica, una volta ottenuti i files, quello che dovremo ridefinire è la sorgente del nostro impianto HIFI: la gestione di una “libreria” di files è sicuramente meno intuitiva dell’uso di un comune CD player e, se per quanto riguarda amplificazione e sistema di diffusori nulla cambia, la sorgente sarà composta da un insieme di funzioni, più o meno corrispondenti a apparecchi separati o integranti alcune delle funzioni.
Quindi in linea di massima avremo un sistema configurato come da immagine seguente:
Appare evidente che saremo in presenza di una “rete” più o meno articolata di hardware e software, a cui affidare la gestione dei files fino alla parte “analogica” (ampli + diffusori) del nostro impianto.
Questa “rete” è sommariamente composta da:
Storage: prodotto che ospita i files audio, la memoria della nostra musica a tutti gli effetti;
Player e controller: i componenti che elaborano ed effettuano il “play” dei files;
DAC: componente che converte i file audio dalla loro naturale forma digitale a quella analogica.
Come già accade nei tradizionale impianti HIFI, i suddetti componenti possono essere più o meno integrati e/o separati, a seconda che si voglia privilegiare la semplicità e la semplificazione, o che si voglia esaltare e ottimizzare operatività e caratteristiche tecniche di ogni singolo componente (e quindi funzione).
Mi rendo conto che il discorso può sembrare abbastanza complesso da scoraggiare molti a intraprendere la strada della musica liquida abbandonando i propri amati supporti fisici, ma proviamo a fare un esempio facile facile (i più tecnici mi perdoneranno le inevitabili semplificazioni), che spero renda più chiaro il tutto.
Partiamo dal sistema più semplice possibile, costituito da un PC (possibilmente non troppo vecchio e con buone prestazioni), un DAC (convertitore digitale/analogico) e un software di gestione: tutto qui e siamo in grado di iniziare la nostra avventura con la musica liquida.
In un sistema così costruito, avremo che l’Hard Disk del PC costituirà il nostro Media Storage da cui, attraverso un software (anche free come Foobar per Windows o Audirvana per MacOS-X), preleveremo i nostri files e, attraverso un’uscita digitale (anche una USB), li invieremo al DAC che li convertirà in segnale analogico da indirizzare a un ingresso AUX del nostro amplificatore.
Un accorgimento interessante sarebbe di interporre tra l’uscita USB o ottica del PC e il DAC, un adattatore USB-S/PDIF (per esempio l’hiFace di M2Tech e similari) che ha il pregio di minimizzare il jitter (fidatevi senza indagare, se vi interessa sapere di che bestia si tratti, guardate qui) oltre che per bypassare la scheda audio integrata nel nostro computer spesso di bassa qualità.
Volendo espandere senza troppe complicazioni il sistema, possiamo aggiungere un Hard Disk esterno per lo storage dei nostri files e quindi lasciare al PC e al software già precedentemente installato i soli compiti di media player e controller.
In alternativa oggi si sta affermando un’ulteriore possibilità di storage costituita dal “cloud storage”: si tratta semplicemente di un server che ci permette di immagazzinare i nostri contenuti in internet, rendendoli quindi disponibile da qualsiasi dispositivo connesso, anche se non residenti fisicamente in casa.
In pratica il concetto è sempre lo stesso, che però possiamo declinare in diverse soluzioni: esistono oggi decine di apparecchi, di ogni ordine di costo, che combinano sommando o separando le funzioni di base.
Il mercato ci offre prodotti che integrano in unico telaio le funzioni di storage, media player e DAC (anche abbastanza sofisticati e ahimè costosi) o componenti che per ogni singola funzione prevedono anche più telai (spesso uno stadio di alimentazione separato): come sempre l’importante è avere le idee chiare fin dal principio sul risultato finale che si vuole ottenere, definire un budget disponibile e quindi di conseguenza “progettare” la nostra catena.
Un ultimo consiglio: tenete presente che lo scambio di informazioni tra i componenti della catena dovrà avvenire con un “linguaggio” comune, pena il blocco del sistema. Per questo controllate sempre che i vari apparecchi dichiarino almeno la compatibilità al protocollo DLNA quando si utilizzano diverse tecnologie e formati (all’interno del mondo “chiuso” Apple tutto funziona più semplicemente grazie a iTunes e AirPlay).